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La privatizzazione dell’acqua: Ambiguità e resistenze

Privatizzare l'acqua come si sta cercando di fare in italia come nel resto del mondo, vuol dire solo una cosa..... quando finiranno le guerre per il petrolio inizieranno quelle per l'acqua….. e queste saranno peggiori...
I Governi e le Istituzioni locali ricoprano un ruolo fondamentale per promuovere politiche di salvaguardia e di valorizzazione dell’acqua. In passato, una certa confusione legislativa rendeva difficile una piena tutela della risorsa esistente, impedendone una più equa distribuzione, favorendo sprechi e ingiustizie. In questi ultimi anni, invece, una quadro normativo più chiaro ha permesso ai Governi di finanziare e contribuire al miglioramento delle capacità e alla creazione di istituzioni per una gestione integrata delle risorse idriche e dei bacini a livello di comunità locali, comuni e regioni.
L’accesso all’acqua è un diritto dell’uomo, ma è soprattutto l’uomo che deve creare le condizioni affinché questo diritto possa essere effettivamente esercitato, per il bene delle future generazioni.
La cultura tradizionalmente presente in quasi tutte le civiltà, le religioni, la storia stessa dell’umanità è quella che l’acqua costituisce un “bene comune”, una risorsa che appartiene alla comunità mondiale, cioè all’umanità. L’acqua è infatti fonte di vita proprio perché di fatto, senza acqua non c’è vita.
Il problema dell’acqua è, attualmente, lontano dall’essere risolto. Rappresenta ancora, sul piano delle risorse, la preoccupazione maggiore di numerosi stati, e non solo di quelli installati nelle regioni più aride : si ricercano continuamente nuove sorgenti di acqua potabile nella maggior parte dei paesi europei (la richiesta dell’industria si affianca a quelle dell’agricoltura, della consumazione domestica e della produzione di energia, al servizio di un’umanità in piena esplosione demografica. La disponibilità idrica più elevata è in America latina mentre quella più ridotta è nell’Africa del Nord e nel vicino Oriente.
Al giorno d’oggi, il bisogno effettivo di acqua, valutato “in media mondiale” a 500metri cubi di acqua all’anno per abitante, può addirittura superare 1000 metri cubi nei paesi ad alto livello di sviluppo tecnico. Si prevede che tra meno di un secolo queste cifre raddoppieranno. E’ significativo il fatto che l’utilizzazione dell’acqua per l’agricoltura è più elevata rispetto all’utilizzazione totale dell’acqua nei paesi a basso reddito (91%), rispetto ai paesi ad alto reddito (39%).
Il peso del consumo idrico nell’industria è quindi rilevante soprattutto nei paesi industrializzati. In questo caso, il problema non è tanto relativo alla dimensione quantitativa del problema (scarsità) quanto alla sua dimensione qualitativa (inquinamento) : la maggior parte dell’acqua prelevata viene riciclata all’interno del sistema idrologico, ma più dell’85% di questa ritorna alla natura inquinata.
L'acqua sulla Terra è il 40 per cento in meno di trent'anni fa, e nel 2020 tre miliardi di persone resteranno senza. Ma gli Stati più forti stanno già sfruttando la situazione per trasformare questa risorsa in bene commerciabile.
Il pianeta è rimasto a secco e, guarda caso, ce ne siamo accorti troppo tardi. Sotto la spinta della crescita demografica e per effetto dell'inquinamento, le risorse idriche pro capite negli ultimi trent'anni si sono ridotte del 40 per cento.
Gli scienziati avvertono che, intorno al 2020, quando ad abitare la Terra saremo circa 8 miliardi, il numero delle persone senza accesso all'acqua potabile sarà di 3 miliardi circa.
Le soluzioni prospettate finora per far fronte al problema hanno cercato di aumentare l'offerta, piuttosto che di contenere la domanda, rivelandosi però inefficaci: le grandi dighe sono al centro di dibattiti per gli alti costi umani e ambientali e per la razionalità ecologica, mentre la desalinizzazione, oltre ad avere costi economici proibitivi, presenta forti controindicazioni dal punto di vista ambientale ed energetico. Questi e altri stratagemmi mostrano tutti i loro limiti rispetto al complesso ecosistema del ciclo dell'acqua.
Di fronte al fallimento della tecnica, aumentano le previsioni catastrofiche sulla battaglia planetaria che si scatenerà per l'accesso all'"oro blu" del XXI secolo.Di fronte ai dati allarmanti sullo stato delle risorse idriche del pianeta, la maggior parte degli esperti hanno dichiarato che "le guerre del ventunesimo secolo scoppieranno a causa delle dispute sull'accesso all'acqua".
Quello delle "guerre per l'acqua" è un tema che si presta a catturare l'attenzione e le preoccupazioni dell'opinione pubblica, vista la centralità - e addirittura la sacralità - che l'acqua riveste in molte società e culture.
Eppure il discorso, presentato esclusivamente nei termini della crescente scarsità - e conseguente rischio di conflitti armati - può risultare semplicistico: si tende a presentare la situazione come immodificabile, quasi apocalittica, senza interrogarsi sulle cause reali che hanno portato il pianeta sull'orlo del collasso idrico e che impediscono a un terzo dell'umanità di avere l'accesso diretto alle acque potabili.
Spero che queste brevi considerazioni abbiano una certa utilità nel risvegliare le nostre coscienze forse un po’ distratte su questo tema così da spronarci a far sì che molte situazioni per quanto molto complesse possano trovare una loro soluzione.
Non privatizziamo l’acqua e portiamo l’acqua a chi non ce l’ha