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Col 1° aprile del 2015 le quote latte non esisteranno più.

Il problema cruciale dei prossimi anni continuerà ad essere la volatilità dei prezzi, che si prevede possa continuare con caratteristiche simili a quelle degli ultimi anni
Questo problema è particolarmente accentuato per le produzioni zootecniche, dove la volatilità interessa sia il versante dei ricavi che quello dei costi
L’abolizione delle quote crea le condizioni per un migliore adeguamento dell’offerta di prodotti alla domanda di mercato (più formaggi e meno burro, LIP e LSP), ma in realtà, il sistema produttivo europeo sembra essere piuttosto «rigido»
Le OP e le OI potranno svolgere un ruolo rilevante soprattutto in termini di fornitura di servizi (contratti quadro, informazioni di mercato, migliore adeguamento alla domanda, formazione operatori, logistica…)
Il ruolo delle OP e delle OI nella redistribuzione del valore aggiunto lungo la filiera non dovrebbe essere enfatizzato troppo….
I piani di produzione dei formaggi DOP rispondono a una peculiarità del mercato, ma devono essere realizzati nei limiti previsti dal pacchetto latte (limitati nel tempo, senza accordi di fissazione dei prezzi, senza interferire con altri mercati,……..)
Sul tema specifico di un possibile programma di riduzione volontaria della produzione, con compensazione per i produttori, lo studio ha concluso che:
Si tratta di una proposta di difficile realizzazione per una serie di ragioni tecniche (enorme carico burocratico, difficoltà di controllo, difficoltà nei meccanismi di attivazione, difficoltà di calcolo di una compensazione equa)
Potrebbe interferire coi meccanismi contrattuali e con la programmazione delle aziende
Potrebbe avere effetti negativi sui mercati collegati, nel caso comportasse una riduzione della mandria (es. mercato delle carni bovine) Sarebbe di efficacia dubbia e comunque limitata.

Indubbiamente, alcuni Paesi e produttori saranno avvantaggiati dalla liberalizzazione, altri meno”. Chi potrebbe avere il massimo vantaggio dal pensionamento delle quote sono i Paesi Bassi. “Si prevede che l’Olanda aumenterà la propria produzione di latte, anche di un 15% fra il 2015 e il 2020-2022 Non si scoraggino, tuttavia, gli allevatori italiani.
Non vi sarà alcunché da temere in assenza del regime delle quote, l’aumento della produzione di latte nel Paese non registrerà le accelerazioni dell’Olanda. “Secondo le previsioni basate sui modelli economici attuali, l’Italia dovrebbe avere un aumento in linea con il trend comunitario, dell’ordine del 5- 5,5 % .
Uno scenario che con ogni probabilità vedrà crescere i volumi di latte prodotto in tutta Europa e di conseguenza fletterà in chiave di prezzo, l’Italia resisterà meglio”. Il paracadute che proteggerà l’Italia dal calo dei listini (che ci sarà, inevitabilmente, con queste premesse) è rappresentato dal formaggio. “Trasformiamo circa il 40-45% del latte in formaggio più del doppio della media Ue, che si aggira intorno al 20 per cento. E il comparto caseario sarà meno toccato dagli effetti delle liberalizzazione, anche grazie all’importanza delle Dop.

Altra cosa importante da dire e che l'Italia da 10 anni non superare il tetto massimo delle spese sulle quote e per questo bisogna fare urgentemente un emendamento per evitare che il comparto svolga il ruolo di banca per lo Stato
Una questione complessa, iniziata nei primi anni '80 e che, a breve, si spera giunga a conclusione. Le "quote latte", incubo di tutti gli allevatori italiani onesti e su cui si sono rincorse normative e leggi a livello nazionale ed europeo, continuano però a mietere vittime. Infatti, nonostante l'Italia non superari il tetto massimo delle spese da oramai 10 anni, i produttori del Belpaese sono ancora soggetti al contorto meccanismo delle trattenute e restituzioni. Basterebbe un emendamento al decreto "Destinazione Italia", per porgere una mano d'aiuto agli allevatori italiani fortemente colpiti dalla crisi.
Visto che nel 2015 cesserà il regime dei contingentamenti alla produzione. risultano praticamente inutili e vessatorie le trattenute ed i versamenti per il prossimo biennio.
Bisogna dare respiro agli allevatori italiani, eliminando questo complicatissimo meccanismo che riduce la già scarsa liquidità di cui dispongono le aziende.